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Emozioni intense tutte da vivere

Cinquemila ettari di parco per la cima più alta dell’Appennino bolognese, un massiccio che sfiora i duemila metri segnato fino alla vetta dagli strati di arenaria (da cui il nome le “Scale”, appunto) ben evidenti come il profilo di un libro poggiato sopra la faggeta. Vallate solitarie, piccoli paesi che emergono dal bosco, santuari e cascate sono disposti a ventaglio ai piedi della montagna.

 

Confinante con il parco dell’Alto Appennino Modenese, offre splendidi panorami montani. Le foreste di latifoglie, soprattutto faggio, interessano buona parte della superficie e avvolgono il corso solitario di torrenti cristallini. Circhi glaciali e praterie d’altitudine sono gli habitat di preziosità botaniche, ultimo avamposto delle Alpi, e pure di una fauna ricca e interessante.

Spioncelli e culbianchi volano sugli estesi vaccinieti, frequentati in estate per la raccolta dei mirtilli, mentre spesso l’aquila reale compare alta in cielo. Sono visibili anche mufloni e marmotte, specie alloctone introdotte nel dopoguerra, mentre caprioli e cinghiali si sono naturalmente diffusi ovunque nei boschi, prede del fugace lupo.

 

Fin dal Medioevo questi rilievi conobbero una discreta frequentazione per il pascolo e lo sfruttamento del legname, oggi ormai solo una ricordo. Torri e castelli sono quasi spariti, ma nei borghi le architetture tradizionali montane resistono in certi dettagli delle costruzioni in pietra, come i comignoli tondi sormontati da una lastra circolare, oppure le mummie, singolari figure antropomorfe scolpite. Meta famosa il santuario di Madonna dell’Acero, nota e sobria espressione della religiosità popolare tradizionale.